Quando prestiamo attenzione alla Vita, ci è concesso di udire i passi dell’Oltre. Di passare al di là delle ombre. Di sentire la Luce stringere d’assedio l’anima per liberarla. Gesù è veramente «Colui che deve venire» (Mt 3,11). E’ nella sinagoga, davanti ai dottori della Legge. Si alza per rivelare quanto loro non si sarebbero mai aspettati. Legge il rotolo del profeta Isaia e comunica loro che, in quel momento, si era adempiuta la Scrittura, che avevano appena udito coi loro orecchi. Lo Spirito Santo è in Lui pienezza.
Era sabato, il giorno solenne e festivo. Gesù, nella sinagoga della sua Nazareth, dopo la lettura profetica, non spiega le Scritture, ma più profondamente è Lui la spiegazione di quanto aveva letto. E’ Lui, sì, la lieta notizia che Dio vuole far giungere ai poveri e agli oppressi. E’ Lui il compimento, il Logos incarnato. E’ Lui la Promessa realizzata. L’uditorio non esprime compiacimento per quanto Gesù ha annunciato. Gesù si presenta come il Messia della liberazione, della guarigione salvifica e i suoi compaesani vogliono già ucciderlo. Le parole di Colui che è la vita scatenano subito sentimenti ostili e la morte inizia già a sfociare come veleno nei loro cuori.
Luca, in questo brano, descrive lo sdegno che è di tutti i nazareni. Indignazione che sta per ira, per accecamento, per sovvertimento. Una tenebra che era, di fatto, già presente, accovacciata nel fondo buio del loro animo e che ora, all’udire la voce di Gesù, è spiccata fuori, senza sforzo, come un raptus di rabbia recondita, serbata per ferire, per attaccare, per demolire. I gesti che essi compiono la palesano: scattano contro Gesù, come morsi da qualcosa; lo scacciano fuori della città, come un reietto e lo spingono fin sul ciglio del monte, sul quale era situata la città che lo ha visto crescere con Maria e Giuseppe. Lo pressano per arrivare a scaraventarlo giù dal precipizio. Non si limitano a mandarlo via. L’intenzione è sopprimerlo! E’ questa la prima Via Crucis patita da Gesù. E se ci facciamo caso, è sempre identica la dinamica compiuta dall’odio di quanti non lo accolgono. Lui, che è il Salvatore disceso fin nelle piaghe della nostra umanità, è rifiutato, spinto cioè fuori dalla propria vita. Ma nel precipizio, preparato dal male, non vi precipita il Bene, ma vi cade sempre il male stesso! Perché chi opera il male è rovina per se stesso. Gesù regna, invece, proprio come dice il Vangelo, passando in mezzo a loro. In mezzo all’oscurità del peccato. In mezzo persino alla morte. E se ne va, incamminato verso chi attende la Sua mano. Si muove verso chi ha sete d’amore. Avanza all’incontro dei puri di cuore. Gesù attraversa gli abissi delittuosi, ma non vi dimora lì. Gesù si spinge oltre, e, da quel momento, pervade della sua presenza redentrice la tela di ogni umano soffrire.
Ylenia Fiorenza