Davvero toccanti i passi del vangelo di questi giorni nei quali vediamo, attraverso l’immaginazione, delle scene commoventi al passaggio di Gesù tra la folla, fermandosi davanti ai tanti malati che chiedono di toccarlo per essere guariti. “Dovunque Egli giungeva, in villaggi, città o campagne, portavano gli infermi nelle piazze e lo pregavano che li lasciasse toccare almeno il lembo della sua veste. E tutti quelli che lo toccavano erano guariti” (Marco 6,56). Una folla innumerevole era solita stringersi attorno a Gesù cercando di toccarlo e quanti riuscivano venivano salvati, così come nel Vangelo dove si parla dell’emorroissa che, toccando il mantello di Gesù, viene guarita all’istante. È interessante questo dato, davvero fa commuovere perché alla gente che accorreva a Lui non bastava vedere Gesù, ascoltarlo, il desiderio era di toccarlo, anche un pezzo di stoffa appartenente a quel Maestro straordinario. Una donna, “avendo udito parlare di Gesù, venne dietro tra la folla e gli toccò la veste, perché diceva: “Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva” (Marco 5,27). Solamente sfiorando la veste di Gesù, ella sperimenta qualcosa di miracoloso, di soprannaturale. Il Vangelo racconta poi di un lebbroso, allontanato da tutti per timore del contagio, che si avvicinò a Gesù, gli si prostrò dinanzi e gli rivolse questa preghiera: “…Signore, se vuoi, Tu puoi purificarmi” (Matteo 8,2). Come risposta a questa preghiera, Gesù, tesa la mano, lo toccò dicendo: “Lo voglio, sii purificato” (Matteo 8,3). Come non ricordare quella donna che piangendo si strinse ai piedi di Gesù, si sciolse i suoi capelli per asciugargli i piedi che senza timore alcuno baciò, unse e profumò, ottenendo sì, il giudizio e il disprezzo dei presenti che pensavano “…Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca…” ma sentendosi rivolgere anche delle meravigliose parole dal Salvatore: “I tuoi peccati sono perdonati… La tua fede ti ha salvata; va’ in pace” (Luca 7,48, 50). Quanta gioia avrà provato! E Gesù non si tira indietro, né allontana la donna, ma accoglie il suo gesto. Nella relazione con Gesù, una forza nuova sorge in lei, una nuova vita rinasce.
Quanti anche oggi cercano quel tocco, così quando in molti si recavano e si recano dal santo del Gargano per toccare quel frate stigmatizzato Padre Pio, così le folle che avanzano per toccare la tomba di San Francesco di Assisi, nel sotterraneo della Basilica, o la statua di Sant’Antonio; così a Lourdes, presso la grotta di Massabielle, in tanti vanno a strofinare la roccia con fazzoletti di stoffa, tante volte l’ho fatto anch’io quando, ogni anno, mi sono recata per prestare il mio servizio come unitalsiana. O ancora tanti bevono o si bagnano o fanno il bagno nell’acqua che sgorga da quella terra benedetta visitata dalla Vergine Maria. Tutto questo non è lo stesso bisogno che avverte la folla dei vangeli? Mi sembra interessante sottolineare e mi colpisce il fatto che durante una tempesta, stando nella barca, gli apostoli hanno paura e sembrano non riconoscerlo, mentre tra la folla che fa di tutto per toccare almeno il lembo del vestito molti lo riconoscono, lo toccano e Gesù senza indugio li salva. L’uomo di oggi come quello di ieri ha bisogno di segni tangibili, di toccare, di odorare, insomma sperimentare un contatto, a volte per sostenere la fragile fede. Spesso viene da dire che i contemporanei di Gesù avessero un privilegio non indifferente, toccarlo, ascoltarlo, vederlo fisicamente, parlargli, cose che anche noi, in certi momenti particolari, desideriamo fortemente. Quanti, pur avendo la possibilità di toccarlo, restavano chiusi alla grazia senza una sincera conversione.
Noi abbiamo un accesso a Gesù in maniera diversa perché pur non vedendo lo tocchiamo attraverso il segno eucaristico, ascoltiamo la sua Parola guidati da quella stella che è la fede. E’ importante non tanto accontentarsi di un tocco quanto sperimentare la relazione, la comunione con Lui, il restare fedeli alla sua Parola. Il ricevere Gesù nel cuore non è lo stesso contatto che molti avevano ai suoi tempi? Questo contatto con Gesù nel mio, nel nostro cuore, può fare miracoli anche nella nostra vita. Io ne ho fatto sempre esperienza, quando la grazia è ritornata in me. Non è molto di più che toccare il lembo del suo mantello il ricevere veramente quello stesso corpo, di quell’uomo di Nazareth, che percorreva città e villaggi? Gesù è quello stesso che guarisce non solo i nostri corpi, ma anche le nostre anime, rendendoci così partecipi di quella vita di Dio che ha il sapore di un’eterna gioia.
Pina Spicciato o.v.