In pochi sanno cos’è l’autismo, adesso però in tanti prendono consapevolezza di questo argomento. Studi meno recenti attestavano un numero di casi che andavano dai 2 ai 4 ogni 10.000 nuovi nati; fonti più recenti affermano che, su 2000 nati all’anno, circa 20 sono autistici. Si nota subito quanto il fenomeno sia in costante aumento. E’ quindi importante attuare diagnosi precoci per poter meglio gestire i singoli casi evitando un peggioramento, pur essendo coscienti che da questo disturbo comportamentale purtroppo non si guarisce!
La visita della ministra per le disabilità Alessandra Locatelli il 10 maggio a Campobasso può considerarsi un primo passo affinché dal governo centrale arrivi un intervento concreto per il supporto alle famiglie che devono gestire la quotidianità di ragazzi affetti d sindrome di spettro autistico e di down. Bisogna anzitutto sottolineare che, allo stato attuale, il Molise non ha completamente ottemperato a quanto stabilito dalla legge n.134/2015 che demanda alle regioni e province autonome il compito di garantire il funzionamento dei servizi di assistenza sanitaria attraverso l’individuazione di centri di riferimento, di percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali e attraverso l’adozione di misure idonee al conseguimento degli obiettivi della legge”.
A Campobasso, la ministra ha dapprima visitato la “Casa per domani”, situata al centro della città, che accoglie persone down e dove vengono guidate per iniziare un percorso che li possa quanto più possibile rendere autonomi.
Nel 2015 è sorto il centro per l’autismo “Io sono speciale”, dove sono accolti circa 30 pazienti dai due anni e mezzo ai diciannove. Dal colloquio con il responsabile amministrativo mi è stato spiegato che i ragazzi sono gestiti da un’equipe multidisciplinare composta da psicologhe, psicoterapeute e logopediste che fanno svolgere ai ragazzi sia attività in rapporto 1:1 che lavori in gruppo. Sempre il responsabile mi racconta che una volta al mese un consulente esterno si reca in struttura per effettuare la supervisione del lavoro svolto e dare nuove indicazioni per il prosieguo delle attività.
Naturalmente le prestazioni che il centro offre sono tutte a pagamento. Tenendo conto che la terapia ABA (Applied Behavior Analysis, Analisi Comportamentale Applicata) necessiterebbe di almeno 25 ore settimanali, l’esborso per le famiglie sarebbe insostenibile.
E’ necessario sottolineare che politica, sanità pubblica e scuola sono assenti o, nel migliori dei casi, inadeguate. Per questa ragione, non è più procrastinabile la presa di coscienza e la predisposizione di strumenti normativi e finanziari per convenzionare i centri specializzati. E’ ancora indispensabile mettere a disposizione terapeuti qualificati nelle strutture pubbliche e reclutare personale scolastico competente e preparato ad accompagnare i ragazzi autistici nel percorso specialistico.
Molti studiosi stranieri si sono occupati di autismo nell’ultimo secolo, in particolare Kanner, Schopler e Asperger. In Italia Lucio Cottini, professore ordinario di Didattica e Pedagogia Speciale all’università di Urbino, ha cercato di fornire linee guida, basandosi su parole chiave che possano supportare la scuola nell’accoglimento di un ragazzo affetto da questo disturbo, al fine di includerlo nella classe.
Anzitutto la progettazione: insegnanti curricolari e di sostegno, assieme ai dirigenti e ausiliari devono lavorare congiuntamente con i servizi specialistici, gli enti locali e la famiglia. Si deve creare una rete di collaborazione in modo da raggiungere il più possibile gli obiettivi stabiliti.
La seconda parola è l’organizzazione: l’ambiente deve essere adattato alle esigenze del ragazzo con indicazioni tipo frecce e fasce colorate lungo i corridoi e immagini poste alle porte d’ingresso che richiamino l’ambiente e le rispettive attività. Il tal modo il ragazzo conosce in anticipo il luogo che lo accoglie e sicuramente acquisirà maggiore tranquillità.
Terza parola chiave è la didattica speciale, che consiste nel fornire all’allievo autistico strumenti didattici che gli consentano di avanzare nel suo percorso personalizzato di apprendimento, rimanendo nell’ottica dell’integrazione.
Nell’ambito scolastico un altro approccio interessante è il modello Denver, che consiste in un intervento prescolastico per bambini autistici basato sul gioco e sull’interazione. Lo scopo è quello di sviluppare le capacità sociali, emozionali e cognitive.
Tutto questo excursus porta a concludere che la buona organizzazione e la compresenza dei ragazzi normodotati con compagni in situazioni di disabilità può produrre anche per loro benefici di tipo cognitivo, affettivo-emozionale, sociale. Quando l’interazione è stimolata attraverso procedure didattiche adeguate, la diversità viene percepita come una presenza naturale, come un valore che connota ogni persona senza comprometterne la dignità.
Schopler diceva: La mente del bambino autistico è caotica e l’ambiente ordinato e strutturato deve aiutarlo a mettere ordine, così come una protesi aiuta a supplire alla mancanza di una struttura anatomica”. E’ tempo di fornire quella essenziale protesi!
Mariarosaria Di Renzo