L’INAUGURAZIONE DELLA NUOVA CASA PARROCCHIALE

SPLENDE DI NUOVA LUCE IL «PALAZZO DELLE MONACHE»

Dopo anni di oblio, la “Casa del Popolo” torna ad accogliere i santeliani. Il 29 giugno 2023, con una messa solenne celebrata da mons Bregantini nella chiesa madre dedicata a S.Elia profeta, sono iniziate le celebrazioni per la riapertura dell’antico stabile. Nell’omelia il vescovo ha espresso il suo ringraziamento per il restauro fatto con gusto nel cuore di un antico borgo del Molise. Ha poi sottolineato che l’opera è stata eseguita in maniera sinodale, tutti insieme con calma, saggezza e tenacia. Anche la scelta del giorno dell’inaugurazione non è stata casuale. La festa in onore dei santi Pietro e Paolo: Pietro, che per primo confessò la fede; Paolo, che illuminò la profondità del mistero. La funzione religiosa è stata animata dai canti intonati e musicati al pianoforte dalla melodica voce di fra Giuseppe Trisciuoglio, parroco del paese impegnato in prima persona nella ristrutturazione e sistemazione del palazzo, che è stato inserito nel catalogo dei beni culturali.

Dopo la celebrazione eucaristica, il vescovo, i frati e la popolazione si sono spostati nell’antica dimora, adiacente alla chiesa. Alla benedizione è seguìto il taglio del nastro di cui sono state incaricate Sr Maria Grazia e Sr Maria Teresa, suore della Carità invitate per presiedere l’evento. Le due religiose sono state le ultime ad abitare e svolgere la loro attività nella struttura per oltre 30 anni. Con emozione le due sorelle hanno accolto questo invito e sono rimaste molto entusiaste sia dell’accoglienza, che dei lavori effettuati per la sistemazione della casa parrocchiale.

UN PO’ DI STORIA

Per l’occasione, è stata organizzata una conferenza storica, moderata dal giornalista santeliano Felice Mancinelli. Egli ha presentato le relazioni di Giampaolo Colavita, professore dell’Università degli studi del Molise, e di Ettore Teutonico, docente in pensione e storiografo santeliano, nonché pronipote di mons. Antonio Teutonico. Costui è stato arciprete a Sant’Elia dal 1904 al 1936, anno in cui venne nominato vescovo di Aversa nelle mani di mons Piazza, sotto il pontificato Pio XI. Il prof Teutonico ha raccontato che il religioso si impegnò dal 1922 a reperire fondi per la realizzazione di un asilo infantile. Ebbe questa brillante idea perché aveva visto tutto lo squallore e la desolazione, retaggi dell’ultimo conflitto mondiale. Egli giustamente pensò a un luogo di accoglienza e formazione per bambini e giovinette, anche orfani. Nel 1925 acquistò il palazzo dai fratelli Alessandro e Giuseppe Di Iorio e una iscrizione che suggella questo momento è apposta sulla parete sinistra dell’ingresso del palazzo. Ettore Teutonico ha poi elencato i benefattori che si sono succeduti nell’elargire sostanziosi contributi per la sistemazione dello stabile. Tra questi Anna Acton Caracciolo, principessa di Santa Maria. Un altro benemerito fu don Matteo Di Iorio, che esercitava il suo ministero per gli italiani residenti nel Nord America. La direzione dell’asilo venne affidata alle suore di Carità, la cui fondatrice fu S. Giovanna Antida Touret. Queste presero possesso del palazzo il 26 giugno 1927. Si dedicarono all’educazione dei fanciulli con passione e dedizione. Preparavano i bambini alla Prima Comunione con lezioni al catechismo, organizzavano manifestazioni religiose con i ragazzi. Una fra tutte era la processione del Corpus Domini, in cui le suore facevano portare ai bambini gli stendardi con le invocazioni del “Dio sia Benedetto”. Poi si occupavano della cappellina del palazzo, oltre che della chiesa. Alla fine degli anni ‘70 il parroco aveva rinunciato alla gestione dell’asilo che divenne di competenza dello Stato. Le suore della Carità rimasero nel palazzo fino al 1986. Poi si trasferirono in un appartamento privato fino al 1999, anno in cui lasciarono definitivamente S.Elia.

Il prof Giampaolo Colavita ha invece illustrato la storia del palazzo e la sua composizione architettonica. C’è da sottolineare che non ci sono documenti storici che ne attestino la data di fondazione, soltanto documenti di archivio e testimonianze orali che lo fanno risalire tra gli anni ’40 e ’50 dell’Ottocento. La famiglia Di Iorio, filoborbonica, acquistò lo stabile al prezzo di lire 120.000. Essa era tra le più facoltose a S.Elia, insieme ai Laudo, Dardinelli e Teutonico. Ma era anche acerrima nemica dei Colavita, di ideologia politica liberale, i quali avevano il fabbricato proprio di fronte a quello parrocchiale. I Di Iorio, dunque, decisero di acquistarlo per far dispetto ai Colavita, per “togliere loro il sole”. I due edifici, infine, finirono per togliere la luce alla chiesa madre, che si trova proprio in mezzo!

Il palazzo è a pianta rettangolare ed ha due facciate. Lo stile ottocentesco sia degli interni che degli esterni, ha subìto diversi rimaneggiamenti, anche a causa dei problemi di sicurezza rilevati dopo il terremoto del 2002. Quando la struttura divenne asilo, il piano terra – dove c’erano la legnaia e i magazzini – è stato riorganizzato per ricavare ambienti per il teatrino, il refettorio, i servizi igienici.

LA RISTRUTTURAZIONE

La sistemazione del palazzo è durata molti anni. Con i fondi del terremoto è stato messo in sicurezza; con l’aiuto di ditte locali e della comunità si è provveduto a sistemare gli impianti e a tinteggiare tutte le pareti. Da notare i pregiati affreschi del pittore argentino di origini santeliane Pablo Pedro Miguel. La cappella custodisce un archivio probabilmente tra i più antichi delle parrocchie molisane, perché contiene documenti risalenti al 1568, stando a ciò che ha raccontato il parroco fra Giuseppe. Ma anche reliquiari, oggetti sacri e una Madonna Bambina in legno del 1400 con scarpette dell’epoca. Tutte le stanze del palazzo sono arredate con mobili e oggetti antichi, molti donati da privati, altri comprati da fra Giuseppe con le offerte raccolte. C’è inoltre una biblioteca, con enciclopedie consultabili da chiunque abbia necessità di fare una ricerca. Poi ci sono le stanze del catechismo intitolate a padre Raffaele da S.Elia a Pianisi, a Madre Teresa di Calcutta e a Carlo Acutis. Un edificio tornato all’antico splendore che, come detto da fra Giuseppe, è la casa di tutti i santeliani, di ieri, di oggi e di domani.

La conferenza è stata animata da intermezzi musicali del maestro Antonio Colasurdo, che ha interpretato al pianoforte brani musicali di Clementi, Mozart, Beethoven e Royle. È stato proiettato un video con foto antiche che ripercorrono i decenni vissuti dai bambini e ragazzi nello stabile. Gino Varanese ha poi commentato alcune foto e raccolto opinioni e aneddoti di giovani e anziani che hanno frequentato il palazzo.

In chiusura c’è stato il saluto del vescovo che si è ancora una volta complimentato col parroco e tutta la comunità per l’egregio lavoro svolto nella ristrutturazione, ma ha anche ammirato la tenacia e l’impegno di tutti i religiosi e le religiose che si sono avvicendati nello svolgimento del difficile compito dell’accoglienza e dell’educazione dei ragazzi. Ha infine auspicato che la presenza cappuccina resti sempre un faro all’interno delle comunità.

In serata è stato organizzato un momento conviviale davanti al palazzo. Fra Giuseppe, coadiuvato dalle varie associazioni locali (catechiste, coro, comitato festa, caritas), ha offerto un gustoso buffet, dove in tanti si sono potuti ritrovare e hanno trascorso una serata all’insegna della condivisione e fratellanza.

 Mariarosaria Di Renzo