LA PRATICA DELLE INDULGENZE

SOLENNITÀ DEL PERDONO DI ASSISI

La pratica delle indulgenze è nata in ambito cristiano e consiste nella possibilità di cancellare una parte ben precisa delle conseguenze di un peccato (PENA TEMPORALE) commesso dal peccatore a condizione che confessi sinceramente i propri errori e sia stato assolto tramite il sacramento della Riconciliazione. Essa è rimasta un uso prettamente cattolico, in quanto a seguito della Riforma protestante i nostri fratelli anglicani hanno sostenuto che non trovasse un riscontro biblico e non l’hanno accettata. Nei secoli il loro uso si è molto diffuso: il penitente una volta ottenuta l’indulgenza faceva un’offerta di denaro (OBLATIO), che solitamente serviva per far fronte ad opere ecclesiastiche. Infatti numerose erano le Chiese o le opere di carità che vennero mantenute e create grazie al denaro offerto per le indulgenze. Si diffuse il fenomeno della “Questua”, cioè la richiesta di denaro per ottenere un’indulgenza, il quale veniva raccolto dai “quaestores” mandati da Vescovi, conventi, chiese ed organismi vari. Attualmente la disciplina relativa alla pratica delle indulgenze è sancita sia dal Cod. di Diritto Canonico (cann 992-4) che dal Catechismo della Chiesa cattolica (1471), i quali così la definiscono: L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi”.

L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati”.

Ogni fedele può lucrare per sé stesso o applicare ai defunti a modo di suffragio indulgenze sia parziali sia plenarie”.

Per comprendere questa pratica bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. È sempre un’avversione a Dio ed un attaccamento alle creature: può essere grave (mortale), che ci priva della comunione con Dio e ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, o meno grave (veniale). Tramite il sacramento della Riconciliazione ci riconciliamo con Dio, il quale perdona le nostre colpe, ma le pene previste per esse vanno scontate o sulla Terra o dopo la morte, in uno stato chiamato Purgatorio, nel quale le anime dei defunti vengono purificate dai peccati e scontano la pena temporale prevista per essi preparandosi così alla gioia eterna. Si parla di “Pena Temporale” in una condizione prevista dopo la morte, in quanto il Purgatorio è visto come uno stato transitorio.  La dottrina del Purgatorio è stata definita da vari concili (Lione, 1274; Firenze, 1438; Trento,1563)

Grazie alla pratica delle indulgenze la pena temporale ci è dispensata, in seguito all’intervento della Chiesa. Il perdono dei peccati e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne, tuttavia il cristiano è chiamato a sopportare pazientemente sofferenze e prove di ogni genere durante la vita, ad impegnarsi attraverso le opere di misericordia, la preghiera e varie pratiche di penitenza, affinché si concretizzi ciò che dice San Paolo nella lettera agli Efesini, cioè abbandonare l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, rinnovarsi nello spirito della mente e rivestire l’uomo nuovo,  creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” . (Ef 4,22 – 24).

Le indulgenze possono essere lucrate in vari momenti dell’anno. Particolarmente importante è l’indulgenza plenaria lucrabile da tutti i fedeli in occasione del Giubileo, che nella Chiesa, ai nostri tempi, si celebra ogni 25 anni.  Inoltre ogni anno, il 2 agosto, ricorre la solennità di S. Maria degli Angeli e ci è offerta l’opportunità di ottenere l’indulgenza del “PERDONO D’ASSISI”, nata grazie a San Francesco che in quel tempo dimorava presso la Porziuncola. Una notte egli vive un’esperienza di tentazione e per vincerla si butta in un roveto accanto alla Porziuncola, il quale si trasforma in roseto senza spine. Al mattino Francesco durante le sue preghiere ebbe una visione: gli apparve la Vergine Maria ed il Signore Gesù in trono e gli chiese cosa volesse per le anime. Rispose che desiderava che tutti coloro che fossero passati in quella chiesa potessero ricevere la cancellazione sia della colpa che della pena prevista per il peccato, sia in cielo che in Terra.

Il Signore acconsentì, ma gli chiese di recarsi dal Papa per l’approvazione. Così fece e domandò al Sommo Pontefice un’indulgenza gratuita, senza offerte, senza Oblatio, in quanto egli voleva un’indulgenza per i poveri, affinché potessero sperimentare la gioia dell’incontro con il Signore.  Il Papa gli fece notare che ciò non era in linea con le consuetudini del tempo, ma la concesse.

Alcuni Cardinali, tuttavia, esposero delle obiezioni ed il Pontefice limitò la validità della pratica ad un solo giorno. Disse a San Francesco “Chiunque verrà ed entrerà nella predetta chiesa, opportunamente confessato e pentito, sia assolto dalla pena e dalla colpa, e vogliamo che questo valga ogni anno in perpetuo, ma solo per una giornata, dai primi vespri, compresa la notte, sino ai vespri del giorno seguente” (FF 3393). Francesco non voleva una prova dell’indulgenza promessa e disse al Papa “Per me è sufficiente la Vostra parola, se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale indulgenza non voglio altro instrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli angeli i testimoni”. Il 2 agosto 1216 Francesco, unitamente a sette Vescovi dell’Umbria, sulla costruzione intorno alla Porziuncola annuncia al mondo: “VOGLIO MANDARVI TUTTI IN PARADISO…”.

Da quel giorno inizia “l’INDULGENZA DELLA PORZIUNCOLA” e folle di pellegrini si recano a Santa Maria degli Angeli per lucrarla. I fedeli, tuttavia, possono riceverla anche in tutte le Parrocchie e le Chiese francescane.

 Giselda Tomasone