ACCOGLIENZA E SOLIDARIETÀ

FUGGIRE PER RINASCERE

La storia di Yaya Diallo, ventisettenne del Mali ci fa riflettere sull’attuale situazione mondiale, in cui si assiste a guerre che portano ad abbandonare la propria terra per raggiungere luoghi più sicuri. Yaya giunge in Italia, più precisamente al porto di Livorno, a bordo di un barcone il 22 dicembre del 2022, lasciando una situazione abbastanza preoccupante in Africa.

Il Mali è un vasto territorio dell’Africa occidentale. Negli ultimi decenni si sono succeduti diversi leader politici, che hanno tentato di governare la regione. Dagli anni ’60 in cui governava Mobido Keita, si è passati a Amadou Toumani Tourè, conosciuto come Generale ATT, successivamente arrestato. Negli anni ’90 il potere era nelle mani di Alpha Omar Konarè, scienziato e scrittore eletto nel 1992. Questi si ritirò nel 2002.

Nell’aprile 2004 furono indette nuove elezioni, la popolazione si trovava in uno stato di grave crisi alimentare. Nel 2012 il governo di Mali perse il controllo di molti territori, questo avvantaggiò gli estremisti islamici e portò allo scoppio di guerriglie interne tra tuareg e integralisti islamici.

L’anno più orribile è stato il 2015, in cui cellule jihadiste hanno attaccato il paese e, tra gli attentati più cruenti, si ricorda quello perpetrato nel novembre di quell’anno a Bomako.

Questa situazione è vissuta con paura e preoccupazione dalla popolazione. Il giovane Yaya ha capito che avrebbe avuto poche possibilità di crescita nel suo paese e, con coraggio e speranza, ha deciso di lasciare i suoi affetti e cercare fortuna in territori più sicuri e accoglienti.

Mi racconta che non ha più i genitori. È rimasta soltanto sua sorella Aminata, che è sposata con un agricoltore con tre figli: uno di sette anni, che frequenta la scuola, una bimba di cinque e una di tre anni, che stanno a casa con la madre.

Il ragazzo è stato accolto in Molise come rifugiato e vive a Campobasso in una struttura gestita dalla società cooperativa sociale “Il Geco”, che ha come scopo il perseguimento della promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini, con specifica attenzione agli anziani, ai minori, ai diversamente abili e ai migranti.

Yaya è stato assistito nell’esplicare tutte le pratiche burocratiche per poter accedere al mondo occupazionale e attualmente lavora come tirocinante in una carrozzeria di Campobasso. Mi ha detto che il lavoro gli piace molto e vuole impararlo bene. Tutte le mattine si reca in carrozzeria con una bicicletta nera e rossa regalatagli da Alessio, amico del suo datore di lavoro. All’ora di pranzo torna in struttura e trascorre lì il resto della giornata. Egli parla discretamente l’italiano, ma la sua lingua è il francese. Divide la stanza con altri tre ragazzi, anche loro migranti. Dedica molto tempo alla preghiera. Lui è musulmano e mi ha raccontato che prega Allah cinque volte al giorno, inginocchiato su un tappeto, con il viso sul pavimento. La sua religione gli vieta di consumare carne di maiale.

Qualche volta ha partecipato a cene organizzate tra amici del carrozziere e ha consumato il pasto, apprezzando tutto quello che gli è stato offerto. Naturalmente è stata posta attenzione a non preparare piatti a base di carne di maiale!

Ha aperto un conto corrente dove confluisce la sua paga mensile, in futuro vorrebbe prendere anche la patente di guida, per potersi spostare con maggiore comodità, specialmente quando c’è maltempo.

Dal canto suo, il datore di lavoro è molto soddisfatto del suo allievo.

Mi racconta che è molto difficile trovare personale per questo tipo di mestiere. È un’attività molto faticosa: le mani stanno spesso a contatto con l’acqua fredda e si inalano vernici. Bisogna anche avere una buona manualità nel montaggio e nello smontaggio delle componenti dell’automobile. Ha notato che il ragazzo è volenteroso, ascolta i suoi consigli e lavora prestando attenzione alle azioni che compie. Yaya mi confessa che vorrebbe sposarsi con una ragazza che abbia il suo stesso credo religioso. Non vuole assolutamente tornare in Mali, perché non vuole vivere più in un territorio dove c’è violenza, odio e guerra. Lui ha trovato un’ottima accoglienza, sia al centro sociale che nel luogo di lavoro.

Il carrozziere si augura che il ragazzo prosegua questo suo percorso di apprendistato in maniera proficua così da imparare bene il mestiere e ottenere un contratto full time e a tempo indeterminato.

Questa storia è un esempio di come sia possibile integrare lo straniero e inserirlo in un contesto lavorativo e sociale. Certamente il merito è del ragazzo, che ha saputo mettersi in gioco, del datore di lavoro, che lo ha accolto e della struttura che lo ha guidato con competenza e spirito di solidarietà.

Mariarosaria Di Renzo