San Giuseppe modello esemplare della paternità

GIUSEPPE, L’UOMO “GIUSTO” DEL SILENZIO

San Giuseppe risulta essere il santo più grande dopo la Beata Vergine Maria, e come padre putativo di Gesù, modello esemplare della paternità. Scelto da Dio come sposo casto della Beata Vergine Maria, a lui è stato dato un compito di una straordinaria grandezza: far da padre terreno al Figlio di Dio. Tutto quello che si sa di lui lo si apprende dai Vangeli, ossia che era un uomo della stirpe di Davide e abitava a Nazareth.

Svolgeva il lavoro di carpentiere più che come semplice falegname.

Nel vangelo di Matteo così come per la sua mitezza e la sua bontà d’animo, Giuseppe era promesso sposo a Maria. L’angelo invita il giovane carpentiere ad accogliere senza timore Maria “come sua sposa” e Giuseppe non esitò ad obbedirgli, quindi, “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore…”.

Dovette trovare un rifugio quando arrivò a Maria il momento del parto, intanto si componeva la Sacra Famiglia e Giuseppe fu testimone dell’adorazione del Bambino Gesù da parte dei pastori, poi quella dei Magi.  I Vangeli narrano in poche parole il periodo della fanciullezza di Gesù in cui era presente anche Giuseppe. L’evangelista Luca racconta l’episodio dell’allontanamento di Gesù dodicenne dalla famiglia mentre erano in viaggio verso Gerusalemme. I Vangeli canonici non fanno nessun altro cenno di San Giuseppe. Il silenzio avvolge la figura di questo grande santo con un ruolo così importante, ma emerge evidente la fede di San Giuseppe, la sua obbedienza alla volontà di Dio, la mitezza e la capacità di farsi carico di una responsabilità così grande è il custode, il padre che protegge, che si prende cura di quel Bambino con grande responsabilità. Dice Papa Francesco riguardo a Giuseppe che nel suo silenzio, conferma quello che scrive Sant’Agostino: “Nella misura in cui cresce in noi la Parola, il Verbo fatto uomo, diminuiscono le parole” e Giuseppe con il suo silenzio invita a fare spazio alla Parola fatta carne, a Gesù. Il silenzio di Giuseppe è un silenzio pieno di ascolto, un silenzio operoso, un silenzio da cui emerge la sua grande interiorità. Gesù stesso crescerà in questa “scuola”, nella casa di Nazareth, con l’esempio quotidiano di Maria e Giuseppe. E non meraviglia il fatto che Lui stesso, cercherà spazi di silenzio nelle sue giornate e inviterà poi gli stessi apostoli ad andare in disparte, in luoghi deserti e trovare ristoro.

La Chiesa nel far memoria di questo grande santo, non si limita a venerare Giuseppe come “uomo giusto”, ma chiede di ricordarlo come lo sposo di Maria. Infatti non è possibile pensare a Giuseppe, senza considerare la sua relazione con Maria, un legame che a ragion veduta, il Vangelo di Matteo presenta nella veste coniugale, guardando, in particolare, a Giuseppe, invitando a scoprire la sua fede forte e sincera e a contemplare il fedele e intimo legame che unisce questi due giovani, in perfetta castità e religioso silenzio. Giuseppe era un uomo “giusto”, con un senso della giustizia decisamente superiore a quello dell’antica legge. La giustizia di Giuseppe era ben altro, ossia il totale sacrificio di sé per il bene dell’altro: la legge dell’amore. Giuseppe non comprendeva ciò che era accaduto a Maria, ma poteva leggere nei suoi occhi la sua limpida innocenza. Egli non ha piani per sé, ma vive giorno per giorno, in raccoglimento, attento alla Volontà di Dio, proprio come un umile servo del Signore. L’abbandono alla volontà di Dio è, certamente un compito arduo ed esigente, ma alla fine dà pace, serenità e fecondità spirituale.

Giuseppe è l’uomo che affronta con pazienza le diverse circostanze della sua vita, i momenti di gioia e quelli di turbamento, di dubbio, di persecuzione. Abbiamo molto da imparare da lui, a sopportare con pazienza, come fece lui, quei dolori che la provvidenza permette nelle vite di ciascuno. Abbiamo da imparare da Giuseppe a coltivare il silenzio: quello spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di controllarci, di correggerci.

Come fece con San Giuseppe, Dio non lascia mai da soli neanche noi, sta sempre al nostro fianco per confortarci e sostenerci, nella fatica quotidiana, nelle malattie e sofferenze nella buona e nella cattiva sorte e può fare di noi, come Giuseppe, un dono per chi si pone sul nostro cammino.

Pina Spicciato o.v.