VANGELOSCOPIO

«NON GIUDICATE, PER NON ESSERE GIUDICATI» (MT 7,1)

Sono un grande patrimonio, per noi credenti, le raccomandazioni di Gesù. Esse sono un perenne e soave richiamo alla Verità. Questa del “non giudicare gli altri”, fra tutte, la ritengo una delle espressioni più forti e importanti, da custodire preziosamente nel proprio sacrario, perché il nostro compito non è nutrire la malizia ma acquisire la sapienza. Sappiamo, infatti, che acquisire la sapienza significa scrutare il mistero di Dio e tralasciare definitivamente atti così abietti, come lo è il giudicare. Giudicare non è solamente un atto di superbia. È ben di più, specie se arriviamo a percepire cosa soffre e patisce chi è colpito dai giudizi altrui. Giudicare, diciamocelo, è tramare nelle tenebre, è colpire a morte l’altro, quindi chi giudica si scosta dalla vera e propria natura di figli di Dio. Giudicare è, sì, assalire diabolicamente; è mettere le mani su ciò che è puro e macchiarlo con le nefandezze depositate nel proprio abisso interiore.

Chi ha capito, non commette! Chi ha compreso, sa dove orientarsi! Chi ha accolto le parole di Gesù, ha adeguato cioè il suo sapere all’amore e non giudica. Quando la conoscenza divina invade profondamente il nostro spirito, la luce della Verità, che è dono eminentemente divino, si riversa e si diventa portatori felici di questa luce. È evidente perciò che giudica solo chi non ha il minimo timore di Dio e permane nel buio. Giudicare sta per spegnere, per sporcare, per crocifiggere l’altro, ma Gesù rivela che giudicare, alla fine, non è altro che un autocondannarsi; è un esporsi al peccato della superbia.

Noi credenti, se ci pensiamo, non dobbiamo stare attenti solo al giudicare, ma anche a non farci irretire da chi pratica la maldicenza. Se facciamo nostre le calunnie degli altri, se crediamo ad esse, siamo come chi le ha proferite. Non c’è distinzione di colpa. È malvagio chi diffama ed è altrettanto malvagio chi crede alle falsità!

Gesù esige che noi ci liberiamo da ogni sorta di malignità per fare nostre solo le ricchezze che vengono dai Suoi sentimenti. Anche perché, lo dice Lui stesso che chi giudica non ha scampo! Sarà giudicato col giudizio con cui ha giudicato gli altri. Quando sentiamo ciò, allora scende la pace nel pianto perché il Signore resta con noi. Chi è giudicato è liberato dalle mani stesse di Gesù. “Fortitudo Christi te creavit; infirmitas Christi te recreavit!”, sì, “la forza di Cristo ti ha creato; l’infermità di Cristo ti ha ricreato!” andava ripetendo sant’Agostino, perché noi dobbiamo essere certi che proprio Lui, il Signore, che più di tutti ha conosciuto il dolore umano e l’ingiustizia opprimente, ci aiuta ad accogliere la disposizione divina e a far risuonare in noi l’eco amabile della Beatitudini. La grazia santificante, cui ci ha resi partecipi, ci ha costituiti capaci di vivere di Lui e come Lui davanti alla ferocia di chi giudica; e nell’elevarci all’intimità del Suo cuore, ci libera dalla paura. Vivere per Lui, infine, significa rinunciare alla pretesa di ridurre gli altri a modo nostro e di curarci degli altri piuttosto come un dono per accrescere l’Amore, il Suo, in noi.

Ylenia Fiorenza