LA MOSTRA DI ANTONIO GUARINO

IL PRESEPE NAPOLETANO TRA ARTE, STORIA E TRADIZIONE

«Il Natale è il presepe». Ha esordito così Antonio Guarino quando ha ricevuto la mia telefonata.

Il sig Antonio è un commerciante in pensione di origini napoletane. Trasferitosi a Campobasso da giovane con i genitori, ha avuto da sempre la passione per i presepi, passione tramandatagli da papà Claudio. Antonio Guarino nasce a Napoli nel 1940, poi si sposta nelle campagne di Mirabella Eclano (AV) e accompagna il padre nei vari comuni limitrofi per vendere la loro mercanzia nei mercati rionali e nelle fiere. Da piccolo, accompagnava sempre la mamma con il pullman a Napoli, dove si recavano a far visita a uno zio che gestiva una sartoria. Passavano spesso dal quartiere Spaccanapoli e lei gli comprava uno o due pastorelli di gesso, sapendo di farlo felice. Nonostante le statuine fossero di scarsa qualità, Antonio si divertiva a comporre il suo presepe e ne veniva fuori sempre un bel manufatto.

Col tempo, uno zio si trasferì a Campobasso. Aveva notato, infatti, che la zona rispondeva bene agli articoli proposti in vendita dalla loro famiglia e così il nostro decise di seguire il parente nel capoluogo molisano. Qui Antonio apre un negozio di abbigliamento e abiti da sposo tuttora gestito dai figli. Contemporaneamente, continua a coltivare la sua passione di artigiano presepista. In un locale della sua casa ha sistemato ben ventiquattro opere presepistiche, tutte in stile napoletano, realizzate nel corso di quasi sessant’anni.

Sono collocate in teche in vetro ordinatamente disposte secondo un percorso in cui Antonio fa da guida, per consentire di ammirare queste vere e proprie opere d’arte. Da quindici anni la mostra è visitabile dall’8 dicembre al 6 gennaio, previa prenotazione telefonica.

I presepi sono stati realizzati con materiale lavorato dall’artigiano – principalmente sughero – e con pastori acquistati a Napoli, da scultori presepisti molto famosi. Uno di questi è Ulderico Pinfildi, che realizza, completamente a mano, statuine con materiali come terracotta, legno, vetro. Il signor Antonio mi ha spiegato come si costruisce un pastore e mi ha invitata a documentarmi sull’artista per conoscere tutti i vari passaggi. Ho fatto una ricerca e ho trovato un interessante servizio a cura della collega Emanuela Romano, in cui lo scultore spiega il suo mestiere e come si realizza un pastore. Il Pinfildi è figlio d’arte, in quanto il padre era ceramista e la madre pittrice. Questo ha senza dubbio influenzato Ulderico, il quale spiega che la realizzazione di un presepe presuppone sicuramente la conoscenza della storia, ma soprattutto è necessario acquisire la manualità per lavorare materiali estremamente delicati e oggetti di dimensioni molto piccole. Per quanto concerne la storia, nelle scenografie dei presepi napoletani spesso sono riprodotti colonnati perché si rappresentano le rovine dei templi di Pompei ed Ercolano. Il ‘700, con la dinastia dei Borbone, è senza dubbio il periodo di maggior sviluppo del presepe. In tale epoca, la fioritura artistica e culturale cambiò le sembianze dei pastori e i committenti non furono solo gli ordini religiosi, ma anche i ricchi e i nobili. Per l’aristocrazia dell’epoca, il presepe rappresentava non solo un simbolo di devozione, ma anche un elemento di prestigio sociale. Il presepe viene contestualizzato in quel periodo e quindi nelle scene si trovano pastori con costumi delle popolane calabresi e dell’entroterra campano, il tutto innestato sulle rovine dei templi. L’artista si è ispirato a Caravaggio, nella realizzazione dei pastori e, per i volti delle statuine, alle Madonne di Raffaello.

E’ interessante seguire tutte le fasi per comporre un pastore. Si progetta la figura e per prima cosa si costruisce la testina in terracotta, modellata e plasmata a mano. Poi si passa alla cottura e si incastrano gli occhi in vetro, intagliati e dipinti. Si realizzano le mani e i piedi in legno, perché devono essere stabili, meno fragili, visto che i pastori “non trovano pace”, a detta di Ulderico. Essi vengono spostati spesso nel presepe, fino a quando non si trova la loro collocazione definitiva. Gli arti vengono montati e dipinti su un manichino in filo di ferro e stoppa, per poterne permettere l’articolazione. Poi si passa alla fase della vestizione per la quale si utilizzano stoffe pregiate, oltre a trinette e passamanerie in oro. Le figure si accessoriano con bottoni in argento o in piombo. Si utilizza anche l’ebano. La figura pronta si modella nella scenografia, sulla base dell’ambientazione che il presepista vuole realizzare.

L’altro artista menzionato dal Guarino è Alfredo Molli. Quest’ultimo ha una fabbrica a Scafati, in provincia di Salerno, nella quale vengono realizzate figure, animali e scenografie presepiali, oltre che statue di arte sacra e restauri. È possibile ammirare pastori di diverse dimensioni con volti che quasi sembrano voler parlare e abiti dell’epoca realizzati con sete di San Leucio.

Il signor Antonio va fiero della sua collezione e avrebbe voluto che anche i suoi figli si appassionassero a questo hobby interessante, ma certamente faticoso e che richiede tempo e dispendio di energie e denaro. Spera che almeno i nipoti portino avanti questa tradizione. Intanto è a disposizione per chiunque voglia immergersi in un tour tra le sue opere per entrare nel mondo incantato, con luci, colori, scene, mestieri della storia della Napoli settecentesca.

Mariarosaria Di Renzo