«La piccola candelina che oggi portiamo con noi diventa simbolo della luce
che siamo chiamati a portare nel mondo,
un gesto che può realmente cambiare il mondo,
un piccolo passo alla volta»
S. ECC. MONS. BIAGIO COLAIANNI
Sabato 1° febbraio 2025, la Parrocchia San Pietro Apostolo di Campobasso ha ospitato la Giornata della Vita Consacrata, un appuntamento annuale che la Chiesa dedica a celebrare il dono della vita consacrata e a rinnovare l’impegno spirituale di tutti i fedeli. In un contesto che ha visto una partecipazione entusiasta della comunità diocesana, l’evento si è rivelato non solo una celebrazione, ma anche un’opportunità di profonda riflessione e di crescita spirituale.
La giornata è iniziata con l’accoglienza dei partecipanti, che sono stati accolti calorosamente dai frati dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e dalla comunità parrocchiale. Momenti di condivisione iniziale hanno preparato i cuori dei presenti a un cammino di preghiera e meditazione, mettendo tutti in sintonia con lo spirito dell’evento.
Padre Florin Gheorghita Bogdan, OFM Conv., che purtroppo non ha potuto essere presente a causa di un’improvvisa influenza, aveva preparato una meditazione che è stata letta dal frate fra Pietro. Il tema scelto per la riflessione, «Tre porte, tre pellegrinaggi», ha guidato i partecipanti in una riflessione profonda sul cammino spirituale che ogni cristiano è chiamato a percorrere.
La meditazione si è concentrata su tre «porte», simbolo di altrettanti pellegrinaggi interiori. La prima porta invitava i partecipanti a entrare dentro se stessi, per affrontare le proprie esperienze, le sofferenze, ma anche le grazie ricevute, in un cammino di purificazione e riconciliazione con il proprio cuore. La seconda porta rappresentava la fraternità, un cammino che ci spinge a riscoprire la bellezza della comunità cristiana, fatta di relazioni vere e di un impegno reciproco per una vita di servizio. Infine, la terza porta riguardava la missione, il pellegrinaggio verso il mondo e verso coloro che siamo chiamati a servire, a cui offrire il poco che abbiamo con generosità e amore, come il giovane che, con cinque pani e due pesci, sfamò una folla immensa.
Questa riflessione ha spinto tutti i partecipanti a fare un bilancio della loro vita spirituale e a rinnovare il loro impegno nel cammino verso Dio e verso gli altri. In un mondo che spesso si perde nelle cose effimere, i consacrati, come ha sottolineato la meditazione, sono un segno di speranza e di fede, testimoniando con la loro vita l’amore incondizionato di Dio.
La celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Mons. Biagio Colaianni ha rappresentato il culmine spirituale della giornata.
Durante la sua omelia, il vescovo ha offerto un’interpretazione profonda del significato della Candelora, che coincide con la Presentazione di Gesù al Tempio.
La luce, simbolo del Cristo che illumina l’umanità, è stata il tema centrale del suo intervento.
Mons. Colaianni ha spiegato che la luce delle candele è una luce che, come quella di Gesù, deve essere testimoniata non solo in gesti esterni, ma nella nostra vita quotidiana.
“Siamo chiamati a essere quella luce nel mondo”, ha detto il vescovo, “non solo a tenerla in mano, ma a viverla, come Maria e Giuseppe hanno fatto nel Tempio”. La loro offerta a Dio non è stata un privilegio esclusivo, ma un esempio per tutti, compresi i laici, che sono invitati a seguire il cammino dell’offerta quotidiana, fatta di piccoli gesti di amore e dedizione.
Mons. Colaianni ha ricordato che la vita religiosa, vissuta da consacrati e consacrate, è un segno visibile di questa offerta, una testimonianza di dedizione totale a Dio e al prossimo. La vita dei consacrati è un segno di speranza, poiché con il loro esempio ci ricordano che l’amore, la preghiera e il servizio sono le vie per costruire la pace. Essere “portatori di speranza” significa, quindi, testimoniare la luce di Cristo in ogni azione quotidiana, anche attraverso il sacrificio, come fecero Maria e Giuseppe.
La riflessione si è poi estesa agli esempi di fede e speranza offerti da Simeone e Anna, che riconoscono nel bambino Gesù la luce di salvezza. “Questa luce siamo chiamati a riconoscerla oggi anche in coloro che con la loro vita portano quella luce nel mondo”, ha aggiunto il vescovo, ricordando che anche quando il mondo sembra andare in direzione opposta siamo chiamati a rimanere fedeli nel nostro servizio. La giornata si è conclusa con l’Agape fraterna, organizzata dalla parrocchia. Una condivisione che ha permesso a tutti di vivere concretamente il messaggio di comunità e fraternità proposto dalla meditazione e dall’omelia. La luce di Cristo, simbolicamente rappresentata dalle candele accese, è stata il centro di ogni gesto, invitando tutti i partecipanti a riflettere sulla propria vocazione cristiana e sul cammino quotidiano di fede.
La Giornata della Vita Consacrata a Campobasso ha quindi rappresentato un’occasione preziosa per tutti i fedeli di rinnovare il proprio impegno spirituale, di riflettere sulla bellezza e sull’importanza della vita consacrata, e di comprendere come, anche nel quotidiano, possiamo essere portatori della luce di Cristo nel mondo.
Concludendo, come ha ricordato il vescovo, “la piccola candelina che oggi portiamo con noi diventa simbolo della luce che siamo chiamati a portare nel mondo, un gesto che può realmente cambiare il mondo, un piccolo passo alla volta”.
Padre Florin Gheorghita Bogdan, OFM Conv.