Il 22 giugno 2022, Papa Francesco in Piazza San Pietro, in occasione del X Incontro Mondiale delle Famiglie, dice queste parole:
“Non ci sono ‘pianeti’ o ‘satelliti’ che viaggiano ognuno per la sua propria orbita. La famiglia è il luogo dell’incontro, della condivisione, dell’uscire da se stessi per accogliere l’altro. È il primo luogo dove si impara ad amare”.
Queste parole sono per noi un testamento spirituale, parole che ogni famiglia dovrebbe custodire ed avere sempre presenti, ricordando che l’incontro è sì fondamentale, ma che non può prescindere mai dall’accoglienza totale dell’altro.
Noi consideriamo la famiglia come il nucleo cellulare della nostra società, essendo alla base della sussistenza di questa. Se dovessimo descriverla con una parola, sicuramente questa sarebbe: “vita”. La famiglia è tra i doni più belli che Dio potesse pensare per l’uomo, una palestra dove ogni giorno si impara ad amare, condividendo la fatica e le gioie del cammino fatto e da fare insieme. Un uomo e una donna fondono nel sacramento del matrimonio le loro anime, ricevendo la grazia di amarsi con lo stesso amore con il quale Dio ha amato la sua Chiesa. Nasce così una nuova vita, non più imperniata sul soggettivismo, ma che profuma di attenzioni, cure, ospitalità e gratuità. È creato così un luogo fisico e spirituale dove l’uomo può riscoprire la bellezza di un amore che si dona senza riserve, che diventa rifugio nei momenti di tempesta e gioia nei momenti di tristezza.
Dio, artista eccelso, dipinge giorno dopo giorno sulla tela di ogni famiglia, raffigurando la storia più bella, fatta di tanti elementi che sempre riconducono a Lui. È vero, ci sono tanti momenti di fatica, di silenzi, di incomprensioni, ma è proprio nelle difficoltà che il Signore dona la sua forza, trasformando tutte le ferite in feritoie dove possa passare la sua luce.
Ci piace immaginare una casa costruita su un alto monte e in mezzo a un bosco. Al suo interno, una famiglia riunita vicino al focolare, riscaldata da una fiamma che arde e non si spegne mai. Seppur fuori imperversi la tempesta, e il vento e la pioggia si abbattono su quella casa, quella famiglia non è scossa. Sono tutti insieme, vicini, riscaldati e illuminati da quel fuoco che divora ogni paura.
Nelle tante esperienze da noi vissute con le famiglie e nel cammino che stiamo compiendo con la pastorale familiare francescana, abbiamo sperimentato come la famiglia possa diventare un piccolo laboratorio di santità, dove ciascuno è chiamato a mettersi a servizio degli altri, in un reciproco dono che permette di costruire una comunità cristiana autentica e radicata nell’amore di Cristo.
Da tutto quanto premesso, è nata in noi l’esigenza di realizzare un inno, che abbiamo intitolato “Come a Cana di Galilea”. Attraverso il testo, abbiamo voluto esprimere il cammino familiare compiuto in questi anni. Un inno che parla di tutte le famiglie che, come gli sposi di Cana, sono chiamate ad aprire le porte della propria casa e della propria vita a Cristo. Un ritmo della musica incalzante e gioioso che esprime in pieno la nostra gioia e gratitudine a Dio per i prodigi che ogni giorno compie nella nostra vita. Questo canto è per noi un vero e proprio inno d’amore, che celebra la bellezza e la missione della famiglia che si affida all’amore di Cristo. Lui è con noi, proprio come alle nozze di Cana, pronto a trasformare l’acqua della nostra quotidianità nel vino migliore.
Possa questo anno Giubilare essere il tempo giusto per rimettere al centro le relazioni belle ed autentiche, scegliendo ogni volta di ricominciare guardandosi sempre fissi negli occhi, credendo ancora nella bellezza della vita e della vita da vivere insieme. Che ogni famiglia possa sempre ricordare che su questa terra siamo pellegrini di speranza e che bisogna guardare al futuro con animo aperto, amando Dio con tutto il cuore, la mente e le forze ed il prossimo come se stessi. Coraggio famiglie, le porte del paradiso sono aperte ed il Padre ci aspetta a braccia aperte.
Michele Presutti e Emilio Corbo