MOLISANI NEL MONDO

«MADAM SPEAKER: NANCY PELOSI E LE LEZIONI DEL POTERE»

Sono trascorse poche settimane dall’insediamento di Donald Trump, vincitore delle elezioni presidenziali, che il 20 gennaio scorso ha prestato giuramento nella rotonda del Campidoglio di Washington come 47° presidente degli Stati Uniti d’America. E non era mai accaduto un rimescolamento così repentino degli scenari politici globali e un mutamento degli equilibri internazionali tali da suscitare sgomento e paure a fronte del nuovo ordine mondiale che si sta disegnando. Un ordine mondiale che, come ha confermato il discorso pronunciato dal vicepresidente J.D. Vance alla conferenza di Monaco, escluderebbe l’Unione Europea. Nel volgere di poche settimane gli Stati Uniti hanno dismesso la veste di amico e alleato storico, per indossare l’abito del potenziale nemico.

La vecchia solidarietà atlantica inaugurata dopo la fine della seconda guerra mondiale sembra morta e sepolta. Mettere sul banco degli imputati chi è stato invaso accusandolo di essere responsabile dell’invasione, come ha fatto Trump con Zelensky, o esaltare il «desiderio di pace» di Putin, mentre quotidianamente i missili russi devastano l’Ucraina: ecco alcuni aspetti che ci fanno capire come l’amico e difensore di un passato prossimo consideri l’Europa liberale e “ipocritamente fissata con lo Stato di diritto” un attore non protagonista nello show degli uomini forti.

Chi tuttavia ha buona memoria ricorderà che già nel primo mandato di Trump (2016) spirava un  vento nuovo, per nulla amico, sulla storica alleanza tra l’America e l’Europa.

I Paesi europei erano colpevoli secondo Trump – in una personale visione, men che meno condivisa nel suo stesso partito – di uno scarso impegno finanziario in termini di contributo alle spese sostenute dall’alleanza. E ricorderà anche i toni ostili usati da Trump contro il Governatore della BCE Mario Draghi, considerato un osso duro e il santo protettore dell’euro, nonchè un oppositore al pensiero unico di Trump e un ostacolo sulla via di “Make America great again”.

In questo clima di contraddizioni profonde che scuotono gli Stati Uniti nel tempo del sovranismo, mi vengono in mente le parole, la personalità e l’opera di Nancy D’Alessandro Pelosi, le sue lezioni di vita e di politica, il suo realismo e la sua incrollabile fede nei valori democratici. Qualità e capacità che non potevano certamente piacere ai repubblicani e ai più ferventi sostenitori di Trump. Una donna coraggiosa, come per altro dimostrò nel 2022 con la visita a Taiwan a capo di una delegazione di cinque deputati democratici, che suscitò l’ira di Xi Jinping e della Cina intera. Si trattava della prima visita a Taipei di un alto rappresentante USA dal 1997, e non uno qualunque: tra proteste in Piazza Tiananmen e incontri col Dalai Lama, la Pelosi è stata una delle voci americane più critiche verso il Partito Comunista Cinese.

La storia del’ex speaker della Camera degli Stati Uniti, seconda nella linea di successione alla Casa Bianca con la presidenza Biden, è stata contrassegnata da un lungo impegno politico: scalando  posizioni su posizioni nel Comitato Nazionale Democratico, fu eletta alla Camera dove ha occupato posizioni apicali come quelle ricordate. E in questo lungo tragitto ha toccato con mano il rapporto con il potere, le simpatie e le antipatie che si generano nel Partito Democratico degli USA e in tutti i partiti operanti nei sistemi democratici.

Nancy D’alessandro Pelosi è di origini molisane per parte di suo nonno materno Nicola Lombardi (1878), figlio di Giovanni Lombardi (1853) e Antonietta Petrarca (1853) di Fornelli, in provincia d’Isernia. Nicola Lombardi era emigrato una prima volta nel 1899 negli USA stabilendosi a Baltimora, nel Maryland, e nel 1905 sposò Concettina Millio. Annunziata, una dei cinque figli della coppia, tra l’altro nata a Fornelli, nel 1928 andò sposa a Thomas J. D’Alessandro, originario della Provincia di Chieti, divenuto poi sindaco di Baltimora dal 1947 al 1959.

Il libro autobiografico “Madam Speaker: Nancy Pelosi and the Lessons of Power”, scritto dalla giornalista Susan Page di Usa Today, ripercorre molti passaggi della vita e dell’impegno politico della Pelosi; e già nelle prime pagine si evince il suo giudizio tranchant sulla prima elezione di Donald Trump, “l’uomo che sarebbe stato messo sotto impeachment non una ma ben due volte”.

*Le origini molisane di Nancy D’Alessandro Pelosi sono state ricostruite dettagliatamente da Luciano Mascio, di Monteroduni, parente della famiglia D’Alessandro, e pubblicate in un bell’articolo dal Quotidiano del Molise il 29 maggio 2017.

Franco Narducci, Zurigo