L’Epifania è il tempo in cui la luce di Dio abbraccia il mondo intero. È quanto sottolinea a Vatican News mons. Bruno Forte. Come i Magi – aggiunge – ogni uomo è alla ricerca di Dio: “anche quando, apparentemente, gli uomini si mostrano distratti, indifferenti e lontani – spiega il presule – noi credenti sappiamo che nel loro cuore c’è una sete di Dio”. (Ascolta l’intervista con mons. Bruno Forte)
R. – Come dice il nome, “Epifania” significa manifestazione. È il momento in cui si mette in luce il fatto che Cristo, venuto nel mondo, è venuto per ogni essere umano, quale che sia il tempo e il luogo in cui vivrà. Dunque, è la manifestazione della luce di Cristo all’universo intero. Il Natale mette in luce la grazia dell’incarnazione in un clima di intimità in cui il mistero si rivela ai semplici, ai poveri, ai pastori oltre che naturalmente, nella capanna di Betlemme, a Maria e a Giuseppe. Nell’Epifania questa grazia, questo dono, è offerto, manifestato, proposto, al mondo intero. Dunque, è la festa dell’universalità del dono di Cristo e quindi anche, in un certo senso, della vocazione missionaria della Chiesa, per portare la luce di Cristo fino agli estremi confini della terra, a tutto l’uomo e ad ogni uomo.
Coloro che vanno verso questa luce sono i Magi. Cosa rappresentano i Magi e i loro doni?
R. – I Magi sono quelli che vengono da lontano, prima di tutto, e che hanno lasciato sicurezze per mettersi in un cammino, per tanti aspetti, impervio. Quindi, un primo messaggio è che il Signore si fa incontrare da quelli che lo cercano, da quelli che si mettono in discussione, che sanno lasciare le loro certezze per andare verso di Lui. In secondo luogo, i Magi sono guidati nella notte da una stella. Ora, noi sappiamo che la stella è la Parola di Dio. Il Signore si fa incontrare da quelli che nella notte del cuore, nella notte del tempo si lasciano illuminare e condurre dalla Parola di Dio. I Magi sono quelli che adorano il Signore e gli offrono i loro doni. E questo è anche un simbolo bello di scambio, tra Colui che è il dono di Dio per noi, e noi che gli offriamo ciò che siamo, ciò che possiamo. Ma quello che è molto importante è che dopo questo incontro, questa adorazione che riempie il loro cuore di gioia, i Magi fanno ritorno al loro paese. In altre parole, l’incontro con Cristo non ci rende estranei rispetto al nostro quotidiano, ma ci trasforma perché nella quotidianità possiamo portare la sua luce. Un ultimo particolare: l’incontro con Erode. Nel cammino di tutti verso l’incontro con Cristo c’è l’Erode di turno: chi cerca di depistare; chi in qualche modo, mosso da ambizione, gelosia o avidità umane, cerca di rendere difficile o di ostacolare l’accoglienza del Dio fatto uomo. Questo avviene anche ai Magi: loro sanno persistere nella loro scelta, nella loro decisione, e anche sanno, con saggezza, evitare il ritorno da Erode che sarebbe stato un ritorno certamente imprigionante o condizionante, per la loro libertà di testimoni, di quello che hanno visto e adorato.
Torniamo alle parole di Papa Francesco all’ultima udienza generale. Il Pontefice ha esortato ad emulare i Magi alzando lo sguardo al Cielo: “Solo così – ha detto il Papa – riusciremo a vedere la stella che ci invita a percorrere le strade del bene”. Questo è un mondo non troppo abituato a guardare verso il Cielo, spesso è distratto…
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano