Roio è una frazione della città di L’Aquila dalla quale dista circa 7 chilometri, ma nei tempi passati costituiva Comune a sé. Fu uno dei tradizionali 99 castelli che contribuirono a formare l’antica città. È il risultato di quattro agglomerati o ville, sparsi ad anfiteatro attorno ad un’ampia conca, probabile fondo di un lago preistorico: Roio Piano, Santa Rufina, Colle di Roio e Poggio di Roio, il quale si inerpica su di un colle sopra il quale sorge il grazioso Santuario della Madonna della Croce.
Un poeta locale lo descrive con questi semplici versi: «S’alza a destra del fiume un monticello – che tiene la grande Aquila di fronte, – di forma oval, non differente a quello – dove Cristo soffrì martirio ed onte; – sul suo declivio sorge il tempio bello – sacro a Maria…».
Il domenicano Padre Serafino Montoro nel suo libro “Zodiaco di Maria”, stampato nel 1715, ci tramanda la storia del rinvenimento della Statua della Madonna che impreziosisce il Santuario di Poggio di Roio.
Conosciamo tutti, per aver letto la poesia Pastori di Gabriele D’Annunzio, il fenomeno tipicamente abruzzese della transumanza, la migrazione stagionale delle greggi. Durante la stagione invernale le greggi si spostano dalle zone collinari e montane dell’Abruzzo verso il tavoliere della Puglia e, al contrario, nel pieno della stagione estiva, ritornano in Abruzzo.
L’Apparizione della Vergine
Nel dicembre del 1578, un pastore di nome Felice Calcagno, nativo della terra di Lucoli, mentre si trova a svernare in Puglia, come è solito, in un bosco chiamato Ruo, ha la disavventura di smarrire il gregge affidato alla sua custodia.
Per quanto si dia da fare, non riesce a rintracciare le pecore disperse. Temendo giustamente un grande castigo dai suoi padroni, supplica con fervore la Madonna perché lo soccorra in così triste situazione.
La Vergine, Consolatrice degli afflitti, appare al pio ragazzo sotto forma di bellissima Signora con il Bambino Gesù fra le braccia, circondata da una luce abbagliante, e cortesemente gli indica il posto dove si sono rifugiate le sue pecorelle.
Di fronte all’apparizione, il ragazzo rimane estatico! Riavutosi dallo stupore e ritrovato il gregge nel luogo indicatogli, ritorna all’alpeggio e riferisce il prodigio agli altri pastori.
Questi, mossi da grande curiosità, corrono in quel luogo, pensando di incontrare ancora la bella Signora, ma vi trovano una Statua, in legno di cedro, di grandezza al naturale, con le stesse forme e fattezze che il pastore afferma di aver veduto nella ignota Signora.
Meravigliati per la scoperta e pensando di aver trovato un vero tesoro, portarono la Statua con venerazione, nella loro capanna, con l’intenzione di collocarla, a suo tempo, in qualche chiesa di Lucoli, come cosa prodigiosa.
A primavera infatti, tempo in cui dalle Puglie fanno ritorno nelle loro montagne d’Abruzzo, collocata la miracolosa Statua su un mulo, si avviano; ma arrivati, dopo alcuni giorni di viaggio, presso la Croce del Castello di Roio, dove ora vi è la Chiesetta di San Leonardo, il giumento piega le ginocchia, e non vuole più proseguire.
Visti inutili i tentativi e gli sforzi per far rialzare il mulo che continuamente cade come avesse spezzate le gambe, quei buoni pastori, presa la Statua, la portano a spalla fino a Lucori.
La mattina seguente però la Statua non è più lì: prodigiosamente se ne è tornata a Roio, in quello stesso luogo dove si è piegato il giumento. Allora gli abitanti di Roio, lieti di così prezioso ed inatteso tesoro, edificano in breve tempo una Chiesa in onore della Madonna.
Il Santuario
La Statua viene posta e rimane nella Chiesetta di San Leonardo fino al 1625, anno in cui la Chiesetta è ampliata e prende il nome di Santuario di Santa Maria della Croce. Le viene dato questo titolo perché sorge di fronte al colle sul quale, da qualche secolo, si innalza su piedestallo di pietra, una Croce portata da alcuni cavalieri di ritorno dalle Crociate in Terrasanta, con l’intenzione di erigervi un Calvario simile a quello di Gerusalemme.
Numerose sono le grazie concesse dalla Madonna ai fedeli che con fiducia ricorrono a Lei, anche da paesi e terre lontane. Nel 1656, in occasione della terribile pestilenza che imperversa in tutta la regione, la Statua della Madonna, dietro desiderio del Vescovo, viene portata solennemente in processione all’Aquila, e la pestilenza cessa.
Un grande dipinto di Francesco Speranza, posto sulla porta sinistra del Santuario, ricorda la grande processione penitenziale con la Statua della Madonna del 1779 per impetrare la pioggia, dopo la grande siccità che da mesi attanagliava le campagne aquilane. Appena la Statua della Madonna esce dal Santuario, cade una pioggia intensa che dura anche il giorno seguente. I campi cambiano istantaneamente aspetto, la raccolta del grano è così abbondante che tutti ritengono quella pioggia miracolosa. La Madonna, come sempre, ascolta le preghiere dei suoi figli.
Il 30 agosto 1980 il Papa Giovanni Palo II visita il Santuario e recita con devozione l’antica preghiera: «Vergine Santissima, che per la vostra immagine, dai nostri pastori migrati in terra di Puglia, felicemente rinvenuta e trasportata in Abruzzo, sceglieste come dimora e luogo di predilezione il Poggio di Roio all’Aquila, e nel grazioso tempio, eretto dalla pietà dei nostri maggiori, apriste una sorgente di doni celesti, accogliete gli omaggi che Vi rendono i vostri figli vicini e lontani; rinnovate con essi la provvida alleanza e consolateli con la vostra benedizione. Amen».
Benedetto XVI, nella Scuola sottufficiali della Guardia di Finanza di Coppito, il 28 aprile 2009, venerò la sacra effigie all’indomani del sisma durante la visita alle popolazioni colpite dal terremoto. In quella occasione il Pontefice fece dono alla Madonna di Roio di una rosa d’oro dicendo così:
“Vi invito ora, cari fratelli e sorelle, a volgere lo sguardo verso la statua della Madonna di Roio, venerata in un Santuario a voi molto caro, per affidare a Lei, Nostra Signora della Croce, la città e tutti gli altri paesi toccati dal terremoto. A Lei, la Madonna di Roio, lascio una Rosa d’oro, quale segno della mia preghiera per voi, mentre raccomando alla sua materna e celeste protezione tutte le località colpite.
Ed ora preghiamo:
O Maria, Madre nostra amatissima!
Tu, che stai vicino alle nostre croci,
come rimanesti accanto a quella di Gesù,
sostieni la nostra fede, perché pur affranti dal dolore,
conserviamo lo sguardo fisso sul volto di Cristo
in cui, nell’estrema sofferenza della croce,
si è mostrato l’amore immenso e puro di Dio.
Madre della nostra speranza, donaci i tuoi occhi per vedere,
oltre la sofferenza e la morte, la luce della risurrezione;
donaci il tuo cuore per continuare,
anche nella prova, ad amare e a servire.
O Maria, Madonna di Roio,
Nostra Signora della Croce, prega per noi!
Regina Caeli…
Don Mario Morra sdb