La chiesa venne edificata nel 1287 per volontà di papa Celestino V. Oltre che costruita in poco tempo, la Basilica di Santa Maria Di Collemaggio risultò essere la più grande d’Abruzzo, sebbene l’impianto spaziale e la veste decorativa esteriore fossero tra i più semplici, n ragione dell’austerità architettonica cistercense del territorio e della spogliezza radicale che Pietro da Morrone predicava e viveva:una navata principale, governata da due altre navi inferiori, compartite con colonne ottagone connesse di più pietre, che con due ordini distinti sostengono con archi le pareti della navata principale, riducendosi nell’ultimo fine in un’altra nave che contiene tutta la larghezza della Chiesa.
Il primo rivestimento, che si può immaginare semplice come altri esemplari cittadini sebbene molto più ampio, potrebbe essere stato realizzato all’inizio del Trecento, e riparato nella seconda metà del secolo: a quest’ultimo periodo deve essere appunto ricondotto il rosone che presentemente si trova sulla destra.Alcuni anni dopo dovettero ornarsi gli oculi rimanenti con i due splendidi trafori che ancor oggi si ammirano.Ulteriore intervento di abbellimento dev’essere stato occasionato, attesa la parentela dei caratteri scultorei se non architettonici della Porta Santa con le spalle cuspidate del portale maggiore, quando si decise di rinnovare in forma sfarzosa il portale laterale.I lavori interrotti al portale maggiore, la difformità dei pezzi e forse i problemi che la loro inserzione sulla vecchia facciata aveva posto, poterono determinare le opere rimaste incompiute.
La facciata dovè essere montata rapidamente, le difformi componenti furono annegate nel disegno policromo dei fondi, diventando anzi ‘spunti di irresistibile effetto poetico’,e la vicina torre, abbellita con strumento analogamente dicromato, divenne un parapetto sbalzante su mensole e beccatelli ad ogiva.
All’interno gli ambienti comuni sono raccolti sotto grandiose volte a crociera, ove i peducci del Rinascimento, denotano la ricostruzione seguita al terremoto del 1461.Il più bello di questi vani quattrocenteschi, muto testimone di fatali vicende per la storia dell’Aquila, è il refettorio dei monaci, vasto ambiente coperto da campate a crociere, che in seguito bisognò rafforzare con archi intercalari, i quali ovviamente appesantiscono l’insieme. Festoni decorativi affrescati seguono le linee di costolatura fino alle chiavi di volta pure dipinte, e grandi affreschi cinquecenteschi impreziosiscono le pareti di fondo.
La più importante realizzazione del Cinquecento a Santa Maria di Collemaggio fu senza dubbio il noto mausoleo di Celestino V.
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