La basilica del Volto Santo, o anche santuario del Volto Santo, è la chiesa principale di Manoppello (Abruzzo, provincia di Pescara), insieme all’abbazia di Santa Maria Arabona.
La basilica è meta di pellegrinaggio perché ospita una reliquia che secondo la leggenda sarebbe il velo della Veronica (Volto Santo di Manoppello).
Nel settembre 2006 fu visitata da papa Benedetto XVI ed elevata alla dignità di basilica minore.
La basilica fu fatta costruire intorno al 1620, su un colle fuori dall’abitato di Manoppello, per volere del notaio Donato Antonio de Fabritiis, rimaneggiando un presente convento di monaci. Nel 1811 i frati Cappuccini furono espulsi per il decreto napoleonico di chiusura degli istituti religiosi, e il santuario fu affidato alle Clarisse, che lo ricedettero nel 1816. Nel 1848 la chiesa subì altri interventi, e nel 1858 fu ampliato con una scuola di noviziato. Dopo un breve periodo di chiusura per le leggi del 1866, il convento fu riaperto e nel 1876 fu confiscato l’orto per essere adibito a cimitero civile.
Nel 1903 iniziò la pubblicazione di un periodico dedicato alla reliquia del Volto, mentre nel 1926 fu scelto come sede del seminario serafico. Successivamente la basilica fu ampliata negli anni sessanta per favorire l’afflusso dei pellegrini. La facciata e l’esterno in stile tardo barocco, in mattoni faccia vista molto rozzi e semplici nello stile decorativo, furono cambiati. La facciata fu demolita e ricostruita nel 1965 in uno stile gotico posticcio sulla scia della Basilica di Collemaggio a L’Aquila; demolito e ricostruito fu anche il campanile, mentre l’interno a tre navate fu addobbato in uno stile eco eclettico completamente diverso dall’originale, in misto tra neoclassico e tardo liberty.
Secondo il racconto tradizionale, nel 1506 un pellegrino sarebbe giunto a Manoppello, recando un pannello con quello che sosteneva fosse il ritratto del volto di Cristo, che avrebbe consegnato al fisico Giacomo Antonio Leonelli, e sarebbe quindi sparito misteriosamente. L’erudito, inizialmente scettico, si sarebbe in seguito ricreduto sull’autenticità della reliquia in seguito ad un accurato esame.
La famiglia Leonelli lo avrebbe conservato fin quando Marzia Leonelli lo vendette, in cattive condizioni, a Donato Antonio de Fabritiis, il quale incaricò di dare alla reliquia una sistemazione più consona il padre Clemente da Castelvecchio. Frate Remigio da Rapino eseguì la cornice in legno di noce e difese l’immagine con i due vetri tuttora conservati, ma eliminò anche tutta la parte della stoffa, che aveva le proporzioni di una tovaglia, intorno all’immagine.
La storia è narrata nella Relatione historica di padre Donato di Bomba, nell’atto notarile della donazione del Velo ai padri cappuccini nel 1638 da parte di Antonio de Frabritis.
Dal 1703 la festa della Trasfigurazione di Gesù divenne la festa del Volto Santo.
Particolare della facciata
La facciata a capanna è costruita con blocchetti di pietra di colore rosso sfocato e bianco, combinati in un disegno geometrico a piccole croci. Al centro è un rosone, che imita quello della basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila.
L’interno, a navata unica, ha decorazioni barocche.
Il Volto Santo è collocato su un rialzo dietro l’altare, protetto da una teca di vetro, come il Miracolo eucaristico della chiesa di San Francesco di Lanciano (provincia di Chieti).
Sul fianco sinistro della basilica sorge distaccato il campanile, suddiviso in tre settori, al di sopra di un basamento, per mezzo di cornicioni di pietra bianca. Come molti campanili abruzzesi seicenteschi, è realizzato con mattoni rossi ed elementi decorativi in pietra bianca. Dei rosoni occupano la parte centrale del settore inferiore, mentre i due settori superiori hanno aperture ad arco per le campane.